CIMA D'ORO
22 agosto 2019
Prima o poi anche per me arriva il momento delle vacanze in famiglia e quest’anno il posto scelto è Malcesine, sulla riva del Lago di Garda. Il lago più grande d’Italia, incastonato a nord fra le montagne, con le sue acque profonde ma calme è un ottimo posto dove rilassarsi e prendere il sole. E così lascio che le donne approfittino di questo idillio per fare un’escursione su una cima non troppo distante, non tanto conosciuta ma di grande interesse storico: Cima d’Oro.
Guido fino al lago di Ledro, altra piccola meraviglia naturale, e poi imbocco una stradina a Mezzolago che mi porta nella frazione di Moi dove parcheggio a fianco di un depuratore. Faccio scendere Zoe, che forse avrebbe preferito starsene sui bianchi sassi del Garda a inglobare il calore del sole, e m’infilo uno zaino leggerissimo con dentro il minimo indispensabile. Si parte. Dopo una prima parte d’asfalto ecco il vecchio sentiero militare Austro-Ungarico segnato dal CAI con il segnavia 453. Più che un sentiero è un’ampia mulattiera a tratti lastricata. Un “regalo” della Grande Guerra.
Finita questa prima parte che corre completamente nel bosco, sbuco sulla più recente strada che permette di salire anche alle automobili con permesso e mi dirigo grazie a questa verso sud-est in cerca della continuazione del sentiero (in questo tratto ho la fortuna di fare una scorpacciata di fragoline di bosco vista l’incredibile abbondanza). Non m’è difficile trovarlo con le tabelle e soprattutto grazie ad un grande cartello informativo che spiega cosa incontrerò più avanti. La realtà supera comunque qualsiasi descrizione. Infatti il sentiero si inerpica fra trincee e gallerie scavate nella roccia. E’ incredibile lo stato di conservazione. La montagna è praticamente tutta scavata lungo la dorsale. C’è anche un particolare passaggio di una scala in una grotta che sale quasi a spirale.
Dopo aver perso parecchio tempo a causa della mia propensione nel trasformarmi in un bambino curioso, d’un tratto ecco una grande croce in ferro su un’anticima dalla quale si apre un meraviglioso panorama verso il lago di Ledro. Da qui ha inizio una cresta verde che in breve mi porta fino alla cima. Un autoscatto che la canina prima d’iniziare la discesa continuando verso nord fino alla Bocca di Domaè. Più in basso un nutrito gregge di pecore si fa sentire con il suo belare. Il sole scalda e ritengo opportuna una pausa. Ne conviene anche Zoe che nutre particolare interesse al rumore delle crocchette appena le tiro fuori dallo zaino. Una mezzora d’ozio guardando i ghiacci sotto al Carè Alto mi sembra la giusta ricompensa prima di riprendere il cammino.
Taglio per i prati ben curati e raggiungo malga Domaè in fase di ricostruzione. Peccato, un bicchiere di vino e una fetta di formaggio sarebbero state la ciliegina sulla torta di questo giro. Poco sotto riecco la strada bianca e poi nuovamente la prima parte del sentiero Austro-Ungarico. Le gambe vanno da sole e scendo con la testa che ritorna a quei buchi scavati nella roccia…
Bellissimo giro, per me quasi inaspettato viste le innumerevoli testimonianze della Grande Guerra che sono rimaste. Una mattinata passata alla grande e ora m’aspetta anche a me un pomeriggio disteso sui sassi sulla riva del Garda.
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