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COL DEL FENILON e i gradini della Serenissima 

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10 maggio 2023

 

La primavera è arrivata ed il caldo inizia a farsi sentire. Starò forse uscendo dal letargo? Non penso visto l'andazzoo invernale fra corso GAE e uscite varie. Di certo la voglia di andare a farmi un bel giro non manca e propendo per la zona del Grappa. Guarda e riguarda la “tabacco” e mi accorgo di un percorso per me veloce e allo stesso tempo con un dislivello adeguato a quello che cerco, perché devo essere a casa entro l’ora di pranzo ma allo stesso tempo ho bisogno di mantenere l’allenamento per qualche progetto estivo. Ormai è sera tardi e vado a dormire, ma già contento della scelta.

Alle 5 del mattino suona la sveglia. Colazione veloce ma adeguata e via in macchina, con la radio che gracchia qualcosa che ascolto con sufficienza, lungo le strade libere visto l’orario che vede i più ancora a girarsi nel letto.

Arrivo ben presto a San Nazario, località di Valbrenta in provincia di Vicenza, dove parcheggio nei pressi della piccola stazione ferroviaria a pochi metri dal canal del Brenta. Il fresco del mattino scende scende assieme all’acqua del fiume dalla valle e quasi sembra d’essere in mezzo alle Dolomiti per la temperatura, anche se in realtà la quota è notevolmente più modesta, poco sopra i 100 metri sul livello del mare.

Attraverso il silenzioso paese che inizia piano piano a svegliarsi. Mi sarei bevuto volentieri un caffè ma il bar che incrocio è ancora chiuso. Poco male. Cerco l’inizio del sentiero e nel giro di qualche minuto lo trovo grazie anche alla classica tabella bianco/rossa del CAI che indica l’inizio del 938, in via Battistini.

Un masso adornato con vecchi cimeli della Grande Guerra mi ricorda in che zona sono, ma il tratturo che mi aspetta è ben più vecchio e risale alla Serenissima Repubblica. All’inizio risalgo un canale che segna l’arrivo della valle Valduga e poi seguo i classici bolli che danno il via al vero sentiero.

Mi impressionano fin da subito dei vecchi gradini in pietra, sapientemente posati chissà quanti anni fa e ancora lì, solidi come non mai. Allo stesso tempo non li tengo molto in considerazione e continuo a salire senza fermarmi, mentre questi vanno e vengono per poi quasi scomparire. Giungo così nella minuscola borgata di Pian Castello, formata da sole due case, e mi fermo per una breve pausa e per una foto a una meravigliosa rosa cresciuto a ridosso di un muro.

Zoe mi guarda impaziente, come spesso accade anche oggi è con me, e riprendo l’ascesa. Il sentiero continua a salire continuo, senza mai uno strappo. Dopo esser passato sotto a un traliccio dell’alta tensione, il tratturo si allarga e torna ad essere mulattiera. Allo stesso tempo tornano a riaffiorare i gradini che da qui in poi saranno sempre presenti fin quasi alla fine della salita.

Quando entro in una valletta il lavoro di costruzione di quest’opera ingegneristica d’altri tempi mi sorprende. Pensare che sia stata costruita solo a forza di braccia rende la cosa ancora più incredibile e senza un minimo di cemento, solo pietra su pietra, ben poste da durare nei secoli e senza un’autentica manutenzione. Mi chiedo anche quanti gradini saranno (scoprirò poi circa 3000) visto che continuano senza sosta, creando un serpentone sinuoso all’ombra del bosco.

Vado sù veloce, di buon passo, per fermarmi a un capitello votivo. La frase che contiene mi sembra il riassunto di quello che sto vivendo in questo periodo. Scatto una foto e riparto.

Incrocio l strada delle Penise, la attraverso e risalgo ancora la mulattiera che a tratti si restringe. Il bosco lascia spazio ad ampi prati e, dopo aver attraversato una seconda strada, per verdi raggiungo la stondata cima del Col del Fenilon a 1327 metri sul livello del mare.

Mi guardo attorno, mi sembra d’essere in un luogo così sconosciuto che quasi fatico a dare un nome alle montagne distanti che mi circondano. Sono comunque soddisfatto, felice. Mi rilasso una mezz’ora, bevo qualcosa e do una ciotola di crocchette a Zoe che mangia avidamente. Poi guardo l’ora ed è ora di scendere.

Mi rimetto in marcia e ripercorro il percorso fatto in salita. Sono un po’ preoccupato per i gradini che temo mi spezzino il ritmo ma così non è, sono così ben disposti che la camminata risulta fluida, rendendo la discesa piacevole. Mi accorgo anche di un vecchio pozzo, in buona parte naturale, che non avevo visto in precedenza. Mi soffermo anche su qualche bella fioritura che con i raggi del sole s’è fatta coraggio ed è sbocciata nel giro di poche ore.

Così quasi senza accorgermene arrivo nuovamente a San Nazario.

Sono circa le dieci e mezza quando salgo in macchina e appagato posso tornarmene a casa.

Proprio una bella mattinata, di quelle che possono anche farti prendere delle decisioni sul tuo futuro ma questa è un’altra storia… oppure no.

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