CIMA MANERA
invernale
17 marzo 2014
Quest’anno le condizioni per cima Manera, o Cimon del Cavallo, non sono praticamente mai state buone per la sua salita invernale. Troppa neve, mai troppo freddo, continui cambi climatici. Ma salirla vestita di bianco è diventata un'attrazione più forte di me. Di certo un anno fa non avrei mai pensato di farla in inverno, non mi sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello, e se qualcuno me lo avesse detto gli avrei dato del pazzo; e invece a quanto pare il pazzo questa volta sono io.
Giorno 17. Per chi è superstizioso una giornata da non fare nulla, al massimo girarsi dall'altra parte nel letto facendo molta attenzione a non cadere. Ma io non lo sono e dopo aver visto la previsione con lo zero termico a quota 1200 nella notte e a 1800 nelle ore più calde, decido di salire pensando che sia l’ultima occasione dell’anno per provarci vista che la Manera è di fronte alla pianura e relativamente bassa con tutto quello che ne consegue. Mentre salgo in macchina verso Piancavallo quando ancora le stelle brillano nel cielo, i pensieri si attorcigliano nella testa: ce la farò? Magari trovo la neve che non è ok e tornerò indietro… o forse mi ritroverò bloccato da qualche parte a metà salita e dovrò rinunciare… devo scegliere la via più giusta per salire, ma quale… oh, bella questa canzone alla radio… ho dimenticato qualche cosa? No!… l’orario è giusto… si dai che ce la fai!
Arrivato in Piancavallo lascio l’auto al parcheggio dell’albergo 1301 Inn. Calzo gli scarponi, infilo lo zaino e parto. Passata casera Capovilla salgo per il sentiero CAI 924 trovando subito neve. Ho le ciaspole ma non servono, è troppo dura, quindi metto da subito i ramponi e salgo dritto per il bosco lasciando perdere i bolli bianco/rossi, tanto ormai qui la so a memoria e mi conoscono anche i faggi. Lasciatomi dietro gli alberi sono poco sotto la val Sughet quando il sole comincia ad alzarsi all’orizzonte. Magnifico.
In pochi minuti eccomi all’inizio della valle. Scruto bene cima Manera. Ha slavinato pesantemente ovunque nella valle, tranne sotto di essa. So che salire da forcella Palantina è quasi improponibile, ma non si sa mai, deciderò poi. Mi incammino fra il ghiaccio caduto che ha trascinato con se erba e rocce. Impressionante, ma non mi turba.
Arrivo sotto a forcella dei Furlani. Guardo la selletta fra la mia meta e forcella Palantina: è tutta rotta. Troppo rischioso provarci. Sulla mia destra un canale pieno di neve sale dritto fra le due cime più alte del gruppo e decido che sarà la mia via di salita. Metto via i bastoncini e tiro fuori le picozze, si comincia a fare sul serio. Salgo dritto senza problemi, poi quasi arrivato in cresta mi coglie di sorpresa un crepaccio che da sotto non si vedeva. Ci sono ancora due metri abbondanti di neve e dentro di esso si vede l’erba. Se viene giù tutto non racconterò mai di questa salita. Ma mancano pochi metri alla cresta Sud-Est del “Cimon” e sono solo le 7:45. Fa freddo e c’è vento. Ho tempo anche per ridiscendere da qui, anche se poi guardo con conforto alla mia sinistra la possibilità di provare a scendere anche per la “via normale” attrezzata dove ha già in parte scaricato. Aggiro quindi la spaccatura e faccio ripartire i polpacci.
Arrivato sotto la cresta Sud-Est sulle rocce la neve è quasi scomparsa, vento prima e caldo poi hanno fatto il loro lavoro. Ripongo una picozza sullo zaino, metto il casco e l’imbrago e attacco l'altra picca a quest’ultimo. Cerco una via di salita. La guida Berti parla di un canale che sale dalla parte Est della cresta, ma lì c’è ancora un cornicione di neve, impossibile andarci. Mi tengo sul lato Sud e trovo un altro breve camino che sale. Esposto per qualche metro, ma non superiore a un secondo grado. Poi entro in brevi canali con un po’ di sfasciumi ma non esposti (tutti di II). Una roccia ne blocca uno e devo rimettermi nel vuoto. Ma non ho alcun problema, anzi, mi sto divertendo e mi rendo conto di arrampicare con un buon margine. Molto bene! Solo su una minuscola selletta trovo ancora parecchia neve e qui riprendo in mano la picca per sicurezza, passando fortunatamente senza problemi. Ultimi saltini su roccia buona e pochissima neve e poi ricompare un bel manto bianco sul pendio che in estate è erboso. Pochi passi e sono sulla cima a 2251 metri slm!
Qualche foto veloce ma non ho molto tempo. La spaccatura trovata poco sotto mi mette fretta. Per fare prima ed evitare magari una calata, decido di scendere per la ferratina che porta direttamente in Val Sughet. Scendo inizialmente su un’ottima neve senza difficoltà ma sbaglio di qualche metro. Poi vedo a pochi passi più a sinistra il cavo. Breve traverso e lo raggiungo. Da qui la neve lascia spazio a un “vetrato” di tutto rispetto. Non faccio cavolate e mi aiuto con il cavo per scendere. Arrivo fino al traverso sempre attrezzato. Qui qualche fittone è saltato per le slavine ma il ghiaccio non c’è più per un po’ di metri. Man mano che avanzo sotto di me ancora neve, mentre l’acciaio scompare nel duro strato invernale. Di colpo ecco la sorpresa: un altro crepaccio preannuncia lo stesso problema di prima, solo che questa volta m'è praticamente appena sotto.
A questo punto decido di continuare facendo un altro traverso e di raggiungere il canale di salita, mi sembra la cosa più saggia e che mi permette comunque di percorrere un tratto appena fatto e sicuro, evitando eventuali sorprese che la via estiva di discesa potrebbe presentarmi in maniera inattesa visto che da dove sono non riesco a vedere oltre dove questa aumenta di pendenza. E così mi muovo e procedo. Scelta saggia.
Arrivato alla base mi sposto in mezzo alla valle. Mi giro quasi di scatto, dopo un centinaio di metri fatti quasi correndo. WOW! Grande impresa. Poi guardando bene, anche grande rischio. Ma la giornata era ideale e le condizioni c’erano quasi tutte. Felicità. Felicità allo stato puro. La posso raccontare! E da qui fino alla macchina la testa è vuota, scarica di ogni pensiero. Libera.
Ascesa emozionante. Appagante è dir poco. Nel mio piccolo, visto che non sono nessuno, l’ultimo degli ultimi, un traguardo che difficilmente credevo di raggiungere. Per la prima volta mi dico “Bravo!” da solo!!!
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