FORCELLA MOSCHESIN
15 agosto 2019
Essendo in vacanza a Forno di Zoldo assieme la famiglia e avendo la possibilità di avere mio suocero Romeo che ci porta e ci viene a prendere in auto per una escursione giornaliera, assieme alle donne di famiglia ne approfittiamo per un bellissimo giro che vede come punto di passaggio la forcella del Moschesin.
Così grazie al “taxi” gratuito raggiungiamo lo spiazzo dov’era posta malga Caleda Vecchia, poco oltre il passo Duran, e da qui mettiamo in funzione le gambe. Percorriamo il sentiero CAI 543 che sale subito con buona pendenza fino a forcella Dagarei per poi rimanere in quota e continuare con i suoi saliscendi.
Passiamo dal bel bosco, dove non mancano mirtilli e lamponi, alle ghiaie cadute dalle alte pareti e poi scivolate lungo i pendii. L’ampio panorama a destra contrasta con i muri di dolomia che si ergono a sinistra. Stupendo il Tamer, fantastico da qui il Castello del Moschesin. Fra uno e l’altro tanti picchi e torrioni di cui non conosco il nome.
Abbiamo anche la fortuna di vedere il volo di un’aquila. Maestosa.
Quando raggiungiamo malga Moschesin troviamo tre coppie di tedeschi. Rimaniamo quasi stupiti di ciò visto che durante tutto il tragitto non abbiamo incontrato nessuno. Ci fermiamo anche noi per qualche minuto, poi salutiamo e proseguiamo.
Sulla mappa il rifugio Pramperet sembra là dietro, ma così non è. Ci vuole un po’ per raggiungere forcella Moschesin, ma quando vediamo l’ex caserma posta propria in prossimità di questa, Valentina e io sappiamo che il più è fatto. Prendiamo un po’ in giro Irene ed Alice dicendo che manca ancora molto ma non possono far altro che camminare se vogliono placare il prima possibile la loro fame. Ormai è ora di pranzo. Zoe invece non si scompone ma lei ha le quattro zampe motrici.
Scendiamo lungo la bella traccia ed eccoci al rifugio.
Finalmente possiamo sederci a mangiare, bere un bicchiere di vino (io) e riposare in un posto bello e tranquillo, gestito in maniera ottima.
Le nuvole sopra di noi si fanno minacciose. È ora di scendere.
Ci incamminiamo lungo il sentiero CAI 523 e incredibilmente ci imbattiamo in due caprioli, una femmina con il suo piccolo, che però non sembrano troppo impauriti dalla nostra presenza. Bellissimo incontro. Poi sotto una pioggia che si fa via via più forte raggiungiamo la malga di Pramper. Uno stop è d’obbligo e non tanto per attendere che Pluvio la smetta ma per gli ottimi dolci a base di latte o ricotta che qui producono e vendono.
Sotto a un ombrellone consumiamo le nostre delizie montane mentre la pioggia va e viene. Chiamiamo mio suocero per avvisarlo che tempo un’ora saremo al Pian de la Fopa.
Ci rimettiamo in moto per percorrere l’ultimo tratto, lungo la strada bianca che porta fino a Forno di Zoldo, rifiutando il gentile passaggio dei malgari. Infine, giunti al parcheggio sotto la pioggia dove vige il divieto d’accesso nel salire oltre, ecco Romeo che ci attende con l’auto.
E il sole fa nuovamente capolino…
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