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SASSOLUNGO trekking

10 e 11 agosto 2019

 

Marco, io e le nostre rispettive famiglie. Come l’anno scorso anche quest’anno un bel giretto tutti assieme fra le montagne non ce lo toglie nessuno. La scelta ricade in un posto in cui nessuno ha mai camminato: il Sassolungo ed il Sassopiatto.
L’inizio di questo trekking spezzato in due giorni ha inizio dal Passo Sella, dove lasciamo le auto per iniziare il percorso con gli zaini in spalla subito dopo la baita di Maria Flora. Imbocchiamo così l’inizio del sentiero CAI 557 ma dopo pochi minuti ci fermiamo per una colazione veloce al meraviglioso Rifugio Valentini. D’accordo, di rifugio rimane ben poco, però non si può dire che sia brutto.
Continuiamo quindi lungo il sentiero Federico Augusto. Da una parte le pareti verticali che vanno dalle slanciate Cinque Dita al possente Sassopiatto. Dall’altra la val Duron e l’ampia val di Fassa che aprono un teatro racchiuso fra le montagne. Panorami eccezionali.
Lungo il percorso qualche breve pausa qua e là, quasi d’obbligo quella al piccolo e caratteristico rifugio Sandro Pertini. Ci godiamo la giornata in mezzo forse a un po’ troppa gente ma che non infastidisce più di tanto. Così per ora di pranzo giungiamo al grande e chiassoso rifugio Sassopiatto, posto a 2300 metri slm, dove ci concediamo un paio d’ore di relax su un prato lì vicino.

Dopo aver pranzato e riposato riprendiamo la marcia. Percorriamo il sentiero 527 che punta verso Nord. Rimanendo in quota iniziamo ad aggirare le grandi pareti. Di fronte a noi inizia ad aprirsi, dopo un immenso alpeggio che funge quasi da valico, la val Gardena. Qui la gente come per magia è quasi sparita. In compenso qualche marmotta fa capolino in mezzo ai blocchi di pietre, richiamando con il suo fischio l’attenzione delle sue compagne e anche la nostra.
Quando raggiungiamo la parte buia del Plattkofel raggiungiamo il bivio che ci indica l’ultimo tratto da fare. Inizia così la rampa che porta al rifugio Vicenza che è già ben visibile.
Qui l’ambiente cambia di colpo. Alte e verticali pareti si stringono formando il Dantersasc, ovvero “dentro al sasso”, e nome non potrebbe essere più appropriato. Le ragazze non vedono l’ora di arrivare al rifugio, Marco e io invece rimaniamo con il naso all’insù a sognare qualche salita su qualche parete.

Raggiunto il rifugio ci riposiamo un pochino dopo che c’è stata data la camera. Una birretta per reintegrare e poi assieme all’amico si decide per una sgambata di coppia fino alla forcella del Sassolungo. Ci sembra il minimo visto che siamo qui. Allarghiamo l’invito anche alle donne che gentilmente declinano.
Senza zaini saliamo in mezzo alle cime aguzze. Passiamo il Sasmujel, da vedere, e via veloci quasi di corsa. In mezzora copriamo i 430 metri di dislivello che dovevamo affrontare. In forcella il panorama verso il passo Sella è bucolico. Entriamo per curiosità dentro al rifugio Toni Demetz, posto proprio su questo stretto valico, e ci concediamo la birra di rito. Usciti ci guardiamo attorno, cercando di capire le varie linee d'arrampicata che salgono sulle Cinque Dita e sullo Spallone del Sassolungo. Ci ripromettiamo di tornare.
Poi nuovamente quasi di corsa torniamo al Vicenza.
Niente doccia, non c'è, quindi da veri maschi ci laviamo sotto al tubo che raccoglie l’acqua a monte e che qui finisce per rifornire il rifugio. Naturalmente dal tubo dell’acqua che viene rilasciata in eccesso, non certo quello che poi porta alla struttura. Dire fredda direi che è riduttivo, ma ci ritroviamo quasi come nuovi.
La serata passa via veloce, mangiando bene con del personale molto gentile, per poi andare a coricarci e riprendere le forze per il giorno successivo.

Al mattino, dopo un’abbondante colazione, siamo pronti per finire il nostro bel giro ad anello. Una foto di gruppo per ricordarci di questi momenti e subito dopo prendiamo un buon passo. Forse perché inizialmente in discesa? Fatto sta che andiamo via belli veloci.
Tornati al bivio sottostante, prendiamo questa volta il sentiero CAI 526 che aggira sul versante Nord il Sassolungo. Sfortunatamente le nuvole poco distanti oggi non ci fanno vedere la val Gardena. Peccato. In compenso sopra di noi il cielo è azzurro e anche se all’ombra la temperatura è gradevole.

Passiamo sotto al campanile Comici, più conosciuto come il Salame, e notiamo qualcuno impegnato sulla sua via più famosa. Gli scambi di parole fra gli alpinisti eccheggiano fino a noi.
Passiamo vicino anche ad un grande nevaio, ormai in parte scurito, ma ancora molto spesso. Nel frattempo solo un paio di soste veloci.
Raggiungiamo così il rifugio Comici. Anche questo, come il Valentini, è stupendo ma ha perso tutta la sua naturale sembianza a un rifugio. Ad ogni modo torniamo dall’essere praticamente da soli a essere in mezzo a centinaia di persone.

Rimossa la nostra voglia di caffè non resta che percorrere l’ultimo tratto fino al passo Sella tramite una facile e ampia mulattiera. Il sole scalda parecchio. Mucche libere in questi verdi pascoli si fanno volentieri accarezzare, però saltuariamente è bene controllare dove si mettono i piedi. Non si sa mai…
E così torniamo sempre più vicini alla strada, all’auto, fino a raggiungerla chiudendo il nostro bel trekking.

Alla fine due giorni fantastici, passati in famiglia ed in ottima compagnia, fra delle montagne imperiose e delle valli che regalano panorami meravigliosi. Di meglio non si poteva chiedere. Super!

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