TREMOL
canale Est
16 gennaio 2018
Dopo le due uscite sugli sci e aver ben valutato le condizioni del manto nevoso, assieme a Marco optiamo per una salita insolita: il canale Est del monte Tremol. Inizialmente si voleva andare in Alpago per fare il Pianina o il Sestier, ma delle condizioni ideali come queste non capitano spesso sulle nostre prealpi, quindi decidiamo di provarlo ben consapevoli che nel caso si può sempre deviare sulla più comoda e semplice normale al Cimon dei Furlani.
Partiamo con il buio, alle 6 del mattino o forse anche qualcosa prima, e alla luce delle frontali risaliamo nel bosco che ben conosciamo. Fa freddo ma non geliamo visto che teniamo un buon ritmo e visto che gli alberi, un minimo, riparano da questo strano inverno. Quando siamo sui pendii aperti, in prossimità del solitario larice che si nasconde al buio, calziamo i ramponi mentre coppie d’occhi ci fissano dalle rocce soprastanti. Sembrano quasi figure uscite da qualche film del terrore, ma non fanno paura perché ben sappiamo che sono i camosci che qui vivono. Pigramente si spostano visto che gli abbiamo disturbati con le nostre lampade a led e in breve non si vedono ne si sentono più.
Arrivati all’imbocco della val Sughet un vento gelido ci cade addosso. Sembra pure che nevichi ma è solo la neve trasportata dalle cime. Spegniamo le luci e adattiamo gli occhi all’oscurità. Ecco il canale che sale, anzi, la coppia di canali che salgono e che poco sopra si fondono per proseguire più aperti fino alla cima. Un bianco imbuto gigante con due cannelli. Decidiamo la linea da seguire e poi ci infiliamo in una buca per prepararci e bere una tazza di tè caldo.
Salendo prendiamo la decisione per il canale di destra, sicuramente più stretto, con la stessa pendenza ma sicuramente senza alcun risalto. Pensare che qui con le condizioni adatte, che non sono sicuramente quelle odierne, qualcuno scende con gli sci in questo budello mi fa quasi impressione… ma c’è sicuramente di peggio! Dopo aver risalito il conoide iniziale eccoci nel canale. Chiedo a Marco se va tutto bene e parto. Dopo pochi metri dal passo incrociato devo risalire frontalmente. Picca, rampone, rampone e su. I movimenti si ripetono tranquilli e mi sento bene, la neve è una lastra di ghiaccio e i nostri arnesi hanno una presa perfetta. Ogni tanto controllo l’amico che mi segue, gli scatto qualche foto mentre l’alba arriva di colpo, però quando progredisco sono concentrato come non mai e un paio di volte non rispondo nemmeno al compagno, quasi fossi in trance. In fin dei conti qui scivolare è assolutamente vietato.
Esco dalla parte più ripida mentre il canale si apre. Posso rilassare i polpacci e salire a zig zag senza piantare la becca della picozza se non in un tratto che nuovamente fa una breve impennata, ma non come sotto. Il canale diventa pala e dopo poco sono in cresta mentre il vento da Ovest che avevo lasciato mi schiaffeggia di colpo. Mi appiattisco sulla neve e rilassato guardo Marco risalire la parte terminale. Siamo stati molto più veloci di quello che pensavo.
Un sorriso grande appare sui nostri visi ma di stare in cima non se ne parla con l’ariaccia che tira. Scendiamo per la cresta della via normale e ci infiliamo nella val dei Sass. Un altro po’ di tè e decidiamo per un giretto fra il Zuc Torondo e la cima gemella del Cornier.
Andiamo un po’ dove vogliamo, fra saliscendi gelati e duri, alberi che ricordano un paesaggio da fiaba, il sole fra le nubi che regala scorci magnifici. Poi, dopo aver raggiunto la cima poco frequentata, facciamo a ritroso un tratto per raggiungere l’Arneri, bere qualche cosa di bollente e mangiare un boccone. E’ così presto che preferiamo una brioches a un panino! Poi la discesa lungo le piste e infine a pochi passi dall’auto, come un sipario che cala di colpo, le nubi si chiudono e tutto diventa ovattato e scompare come per magia.
Giornata super su un canale sicuramente poco frequentato e poco ripetuto, soprattutto in salita. Per noi che ci divertiamo secondo le nostre (limitate) capacità un’avventura da ricordare, dal gusto particolare perché vissuta sui monti a noi cari, quelli “brutti” ma comunque “nostri”.
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RELAZIONE
Raggiungere la val Sughet. Da questa puntare agli unici due canali paralleli che salgono fra i risalti di roccia lungo la parete Est, ben evidenti dal “Cristo”.
Dopo aver superato facilmente il conoide basale, risalire uno dei due canali (50°) fino al suo termine e poi rimanere sul lato sinistro delle rocce dove la pendenza si attenua e il pendio si apre a pala (35°-40° con breve tratto a 45°).
Una volta raggiunta la cresta andare a sinistra fino alla cima, prestando attenzione ad eventuali cornici.
Per la discesa seguire la cresta Sud che deposita in Val dei Sass (via normale) e poi le piste da sci.
Dislivello totale 730 metri circa (escluso Zuc Torondo e Col Cornier) con partenza nei pressi del Palaghiaccio.
Attrezzatura: picozza, ramponi e casco.
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